Alitalia, spunta un ruolo per il Tesoro
S.N.
09-01-2018 — 11:16
Sindacati in allarme per l’accelerazione di Calenda. Intanto non si esclude una paretcipazione pubblica a fianco del miglior offerente
L’accelerazione del ministro Carlo Calenda sulla vendita di Alitalia, con il possibile via libera a una delle tre offerte sul tavolo entro una settimana, ha suscitato come era prevedibile la preoccupazione dei sindacati. Ma anche fatto emergere nuove indiscrezioni su quali potrebbero essere i futuri assetti per la compagnia. E non è escluso un nuovo ruolo dello Stato come azionista, e non irrilevante.
Andiamo con ordine. Le parole di Calenda, che ha parlato di una scelta dell’offerta migliore “a giorni”, fanno temere ai sindacati che la fretta si riveli cattiva consigliera. Dopo tutto la gestione commissariale di Alitalia ha consentito di non toccare finora il prestito ponte concesso dallo Stato per 900 milioni, in scadenza a settembre.
Il pressing sarebbe però particolarmente intenso da parte di Lufthansa, la cui offerta prevede almeno 2.000 esuberi e un prezzo probabilmente ancora troppo basso. Le altre due offerte, ricordiamo, fanno capo a EasyJet e al fondo americano Cerberus (che potrebbero anche allearsi). “Si continua a parlare delle cifre relative alla vendita, ma come sindacato chiediamo, indipendentemente da chi sarà l’acquirente, un piano industriale di sviluppo ed il mantenimento dei livelli occupazionali e retributivi in Alitalia e nell’indotto aeroportuale”, afferma in una nota il coordinatore nazionale del trasporto aereo della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito.
“Non sappiamo quale valutazione dare alle dichiarazioni del ministro Calenda. Esse ci sgomentano, perché lasciano intendere un’accelerazione del processo di vendita di Alitalia, senza che si sia svolto alcun confronto preventivo”, afferma il Segretario generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi, secondo cui “accelerare in questa fase potrebbe esporre il processo di vendita di Alitalia alle logiche irrazionali della campagna elettorale”.
E poi ci sono le indiscrezioni sul possibile intervento del Tesoro con qualche sua partecipata. Tra le ipotesi che iniziano a farsi largo, scrive stamani Repubblica, prende quota quella di un “ritorno al futuro”, con lo Stato ben piantato nella nuova società. L’ideaè quella di una newco che contenga al suo interno l’acquirente (Lufthansa resta la favorita) e una presenza non simbolica del ministero dell’Economia attraverso una delle sue controllate. Un percorso simile a quello dell’Ilva, con Cassa depositi e prestiti coinvolta nei panni di investitore. Un’arma in più visto che nel caso di Alitalia, spiega il quotidiano, il ministero avrebbe un cane da guardia pronto a stoppare eventuali fughe in avanti del socio industriale. Uno dei timori infatti riguarda, oltre agli esuberi, il possibile smarcamento di Lufthansa dagli scali italiani a favore di quelli tedeschi, con Alitalia che si limiterebbe a rifornirli.
Inoltre, precisa il giornale, il rientro in gioco dello Stato potrebbe portare nelle casse pubbliche denaro fresco in caso di successo dell’operazione rilancio.