Finanzareport.it | Banche, Fabi boccia la proposta franco-tedesca su Npl - Finanza Report

Gio 25 Aprile 2024 — 11:50

Banche, Fabi boccia la proposta franco-tedesca su Npl



Un report del sindacato invita Ue e Bce ad allentare la morsa: smaltiti già 76 miliardi in due anni. E per gli istituti italiani prevede utili aggregati per 10 miliardi a fine 2018

Le sofferenze delle banche italiane sono calate di quasi 76 miliardi di euro negli ultimi due anni, nell’ambito di un percorso che sta progressivamente riportando il settore alla redditività, anche grazie al calo degli accantonamenti.

Il dato emerge da un rapporto della Fabi, principale sindacato del settore bancario, diffuso alla vigilia del Consiglio europeo in programma domani e dopodomani a Bruxelles e dopo che nei giorni scorsi è circolata una bozza di accordo tra Francia e Germania che imporrebbe un nuovo giro di vite sui Non performing loans (npl).

La massa di crediti deteriorati, osserva la Fabi, è diminuita da 360 miliardi (2015) a 284 miliardi (2017) e ulteriori riduzioni sono già previste da tutti i piani industriali, che indicano, per il periodo 2018-2020, una discesa degli npl di oltre il 38%.

Tutto questo, aggiunge il report, mentre nei portafogli dei colossi europei, assai meno osservati da parte dei regolatori, è fortissimo il peso di asset finanziari ad alto rischio: sul totale degli attivi bancari, i derivati pesano il 17% in Inghilterra, il 16% in Francia e Germania contro il 9% dell’Italia.

“Imporre vendite sotto pressione di crediti deteriorati favorisce il mercato degli speculatori, danneggiando le aziende bancarie e i loro lavoratori che hanno già contribuito al risanamento del settore”, commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo cui “la Bce e i regolatori Ue dovrebbero preoccuparsi non solo del rischio di credito rappresentato dagli npl, stoppando la controproducente e ossessiva pulizia dei bilanci, ma anche delle minacce insite nelle banche del Nord Europa”.

Il report inoltre stima in 10 miliardi i profitti netti che le prime 10 banche potrebbero realizzare a fine 2018. “Più utili alle banche si traducono in maggiori dividendi agli azionisti e per questo – dichiara Sileoni – in sede di rinnovo contrattuale, chiederemo aumenti economici per tutti i lavoratori, che hanno contribuito, con 40mila pensionamenti e prepensionamenti volontari, a ridurre il costo del lavoro di circa 3 miliardi”.

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