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Gio 25 Aprile 2024 — 02:19

Elezioni, ecco gli ultimi sondaggi



Si avvicina l’appuntamento con le urne il 4 marzo. confermati i trend ma anche la frammentazione del panorama politico

E’ entrato in vigore il blackout sulla pubblicazione di nuovi sondaggi nelle due settimane che restano prima delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo, ma le tendenze sono ormai chiare, confermando che il quadro politico è frammentato e che gli schieramenti avanzano verso le urne in ordine sparso, pur con percentuali diverse, non sembrando in grado di assicurare una sicura governabilità senza ricorrere ad accordi più o meno diretti.

Le ultime indagini demoscopiche uscite appena prima del blackout sono relativamente concordi in tal senso. Un sondaggio Ipsos vede al primo posto la coalizione di centrodestra, col 35,6%, sopravanzare il Movimento 5 Stelle, primo partito, ma secondo come “polo”, al 28,6%. Più indietro il centrosinistra, al 27,9%, poco meno di M5S, ma con l’aggravante che si tratta di una coalizione di più partiti. Swg concede una certa forbice all’incertezza, ponendo il centrodestra si attesterebbe fra 34,2 e 36,2%, il centrosinistra tra 27,6 e 29,6%, ed M5S tra 27,3 e 29,3. La cosa acclarata è che il centrodestra, pur al primo posto come coalizione, mancherebbe il 40% necessario a governare con una salda maggioranza di seggi, dando adito a ipotesi di alleanze.

Quanto agli equilibri fra i singoli partiti, Ixe dà in discesa il PD di Matteo Renzi, al 21,5% rispetto al 22,1% di una settimana prima. Anche la Lega di Matteo Salvini, viene vista in calo, stimata sul 10,8% dal precedente 11,1%. Forza Italia sarebbe invece in ascesa, al 18% dal 17,3%. La pur lieve diminuzione di M5S, sul 28,1%, non ne scalfisce comunque la posizione di primo singolo partito, nettamente avanti a tutti gli altri. In calo, sia Fratelli d’Italia, sia Liberi ed Uguali, rispettivamente al 4,7 e al 6%, mentre Più Europa di Emma Bonino sarebbe in crescita, ora sul 3,5%.
Certo, gli assetti del centrodestra restano cruciali per capire che governo potrebbe scaturirne. Nelle ultime ore, Salvini ha rimarcato la disponibilità ad appoggiare un premier di Forza Italia, a patto che il movimento di Silvio Berlusconi prenda ovviamente più voti della Lega: “Io rispetto i patti. Se Forza Italia prende un voto più di noi, sceglie il presidente del Consiglio. E purché accetti il programma che abbiamo firmato tutti, non ci sono veti”. E a proposito dell’ipotesi di un premier forzista incarnato da Antonio Tajani o perfino da Mario Draghi, commenta: “Se sceglie Forza Italia sceglie Forza Italia. Ripeto, se condivide il programma, non ci saranno problemi”. Salvini è inoltre convinto che il leader forzista non tenterà inciuci col PD: “Mi fido di Berlusconi non farà accordi di governo con Renzi”.

Dal canto suo, Berlusconi sa che per accontentare l’alleato Salvini bisogna tenere duro sul fronte dell’immigrazione clandestina, ma ripropone fra i pezzi forti della sua campagna elettorale la riduzione delle tasse, per far ridecollare l’economia italiana: “L’esperienza storica delle maggiori economie del mondo dimostra che ridurre le tasse fa bene non soltanto all’economia, ma anche ai conti dello Stato. Solo la sinistra in Italia non lo ha ancora capito. Un esempio classico è quello degli Stati Uniti. Negli anni ’60 Kennedy e poi di nuovo negli anni ’80 Reagan vararono un grande piano di riduzione delle imposte e in entrambi i casi le entrate dello Stato, invece di diminuire, nel giro di alcuni anni aumentarono del 30% netto”.

Sul fronte del Cinque Stelle, il leader e candidato Luigi Di Maio rivendica la battaglia solitaria del suo movimento, che a detta sua, sta guadagnando consensi per ritorno d’immagine dal caso dei rimborsi: “In questa settimana i nostri sondaggi dicono che abbiamo guadagnato 400mila elettori in più che non sapevano che abbiamo restituito 23 milioni di euro. Avevo detto a Berlusconi e Renzi che questa storia sarebbe stata un boomerang. Mi hanno detto che il Pd ha un sondaggio interno che lo dà al 18%. Per questo li vedete nervosi”.

Del resto, Renzi accusa i sondaggi di “sbagliare” a causa dei numeri limitati previsti per il Partito Democratico. E mentre sulla possibile riproposizione di Paolo Gentiloni a premier, glissa sostenendo che “potrà giocare le sue carte anche in futuro”, sull’ipotesi di accordi post-elettorali per assicurare la governabilità, sentenzia che “la stabilità non vale l’accordo con gli estremisti”. E spiega: “Probabilmente c’è una frattura ma faccio un appello alle persone che vivono parrocchie e realtà associativa. Siamo al bivio: il centrodestra non è a trazione moderata”. Vero è che, nel negare decisamente possibilità di accordi con Forza Italia, Renzi risponde anche a Massimo D’Alema, che ha pure insinuato: “Renzi ammicca a Berlusconi, in un’ottica in cui Berlusconi si separa dalla Lega, ma la sua è una visione di cortissimo respiro”. Insomma, incertezza e ordine sparso restano i binari fondamentali di questa convulsa campagna elettorale.

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